BREVE STORIA

Le origini del SIAI SF260 sono riconducibili agli studi eseguiti da Stelio Frati, uno dei più brillanti progettisti aeronautici italiani.
Verso l'inizio degli anni '60 egli elaborò un velivolo triposto da addestramento con struttura interamente metallica e potenza motore di 250 CV. Il velivolo, proprio in funzione dell'unità motrice, prese il nome di SF250. Fabbricato inizialmente dalla ditta privata Aviamilano, il nuovo velivolo si dimostrò oggetto d'interesse per la ditta varesina SIAI Marchetti, che ne acquistò i diritti di fabbricazione utilizzando il motore Lycoming 0-540-E4A5 da 260 CV; potenza che servì anche in questo caso a caratterizzare la denominazione definitiva dei velivolo: SIAI Marchetti SF260.
Il primo esemplare fu prodotto nel 1966. Nell'aprile di quello stesso anno ottenne l'importante certificazione americana FAA per le categorie "utility" e acrobazia.
Nell'ambito dell'Aeronautica Militare Italiana il 260 rappresenta per i "pinguini", ovvero gli allievi piloti, il primo ostacolo sulla lunga e faticosa strada che potrà portarli ai comandi di un velivolo jet.
L'acquisizone da parte dell'A.M.I. si concretizzò alla metà degli anni '70, quando emerse urgente l'esigenza di sostituire gli ormai anziani Piaggio P148 utilizzati per la preselezione degli allievi dell'Accademia Aeronautica, sulla base di Grazzanise.
Un primo lotto di 20 SF260AM (MM 54418-54437) venne preso in consegna dalla Scuola Plurimotori di Latina nell'estate 1976 e gli aerei furono subito utilizzati dagli allievi del Corso "Sparviero 3°" e dagli Allievi Ufficiali Piloti di Complemento di A.M. e Marina Militare.
L'estrema economicità d'uso del velivolo e la contemporanea introduzione in servizio dell'MB339, portarono ad una riconsiderazione dell'iter addestrativo dei piloti italiani ed alla decisione di acquisirne altri 25 esemplari. Ne vennero tuttavia consegnati solo 13 (MM 54527-54539) a Latina, dove intanto il 70° St., con reparto di volo costituito dal 207° Gr., soppiantava la Scuola Plurimotori. Finiva quindi l'era del Piaggio P166M.

Il KIT

Il kit propone un modello totalmente in resina, direi che non eccelle nella qualità, ma è una buona base.
I pezzi sono pochi e la finitura presenta molte bolle e rimasugli della stampata, l'abitacolo è molto spoglio, discreti il cruscotto, i sedili ed il tettuccio.
Ovviamente il kit non è consigliato a chi non abbia una certa esperienza con i modelli in resina, in quanto, per ottenere un modello discreto occorre lavorare molto sugli incastri di ali, timone, fusoliera, vani carrello e abitacolo.
È necessario creare gli spinotti di riscontro per il montaggio di ali e timone e per i più esigenti; la separazione di flap e alettoni, può dare un ottimo effetto finale.
Direi che nonostante tutte queste problematiche, per chi è abituato ai kit in resina, comunque è un buon modello in 1/48 di questo bell'aeroplano.
Non esistono che io sappia kit ad iniezione, per cui non resta altro che darsi da fare con lime e carta abrasiva.

LA COSTRUZIONE

La ricerca di documentazione per realizzare la versione in dotazione all'AMI di questo velivolo ha dato buoni frutti; su internet si trovano molte foto sia di interni che di velivoli utilizzati dal 70° stormo A.M.; addirittura un ex pilota mi ha fornito parte del manuale di volo da cui ho ricavato la maggior parte dei dettagli dell'abitacolo (quasi inesistenti nel kit).
Per rendere apprezzabile l'abitacolo è stato necessario autocostruire il pavimento, le pareti, e tutta la "avionica" dietro ai sedili dei piloti.

Per il rivestimento della cabina ho utilizzato un foglietto di rame adesivo opportunamente inciso per simularne la trama e l'imbottitura, lo stesso rame è servito per realizzare le tasche porta documenti laterali.

Il cruscotto del kit è stato modificato forando, con adeguate punte, in corrispondenza dei quadranti strumenti e assottigliandolo fino ad uno spessore di 0,5 mm . In seguito è stato montato a sandwich inserendo un foglietto di acetato tra lo sfondo (pitturato di nero opaco) e il cruscotto.

Tra i due sedili ho autocostruito la consolle centrale con i comandi dei flap.
Per realizzare le leve, pulsanti e luci nell'abitacolo ho utilizzato filo di rame con una goccia di Cristal Cleer sull'estremità.
I sedili sono quelli del kit, qualche colpo di lima per renderli simmetrici e poi l'aggiunta di cinture realizzate con strisce di carta gommata.

Le cloches sono state autocostruite con filo di rame e plasticard.

Finta la costruzione delle varie parti dell'abitacolo, ho dipinto il tutto con colori vallejo e per finire ho effettuato un leggero lavaggio ad olio e dry brush dove necessario.
Completate tutte le modifiche interne, sono passato a rifinire fusoliera ali ed impennaggi.
La fusoliera è stata completamente lisciata con carta abrasiva e poi incisa opportunamente per riprodurre le pannellature, inoltre è stato necessario realizzare con una fresa, nella parte anteriore, delle concavità per alloggiare dei piombini di contrappeso (nonostante l'ingente quantità di piombo alla fine il modello si siede comunque sulla coda).

Per gli impennaggi di coda, ho dovuto risagomare la deriva del timone per eguagliare la forma rispetto all'originale e ho poi voluto staccare la parte mobile per incollarla inclinata.
I piani orizzontali hanno avuto bisogno di essere completati di fazzoletti di raccordo alla fusoliera in corrispondenza del cono di coda, autocostruendoli con plasticard sagomato in opera e poi incollato alla fusoliera.
Tutti gli impennaggi sono stati dotati di perni di riscontro per il fissaggio alla fusoliera.

 

Le ali hanno avuto bisogno di una lunga operazione di limatura per essere adattate con il giusto angolo alla fusoliera.
Sono anche state assottigliate decisamente e successivamente reincise per simulare le pannelature.
I flap e gli alettoni sono stati tagliati per essere posizionati in posizione abbassata.
Sia le ali che i serbatoi di estremità sono stati stuccati e lisciati con carta abrasiva per eliminare tutte le bolle d'aria generate durante la fase di stampo, infine dotati di perni di riscontro per il montaggio.
Nella parte inferiore delle ali sono state realizzate con plasticard le coperture degli attuatori di flap e alettoni.

   

Sui bordi di uscita di alettoni ed equilibratori ho incollato dei pezzetti di filo da pesca dal diametro di 0,08 mm per riprodurre i dispersori di elettricità statica.
Assemblate le ali, i serbatoi e gli impennaggi, il lavoro più impegnativo è stato quello di stuccare le sedi delle ruote del carrello e rifresarle in posizione corretta e della giusta dimensione.

 

Prima della fase di verniciatura ho preparato il modello con una stuccatura generale e lisciatura con carta abrasiva da 800 a 1200; in seguito ho incollato particolari come, antenne a lama, tubetti di sfiato, martinetti di retrazione carrello e piccoli altri particolari.

Del carrello (data la particolare forma), sono state utilizzate soltanto le due gambe di forza principali, il resto non era utilizzabile, le ruote provengono dalla mia banca di pezzi vari così come la gamba di forza del carrello anteriore.
Il tettucco in acetato del kit è stato inizialmente lucidato con pasta Gunze successivamente verniciato con colore fumè nella parte centrale e poi immerso in un bagno di cera Future che lo ha reso lucido e trasparente.

VERNICIATURA

Terminata la preparazione di tutti i pezzi, ho dato una mano di fondo acrilico Gunze bianco.

Successivamente ho dato la mano di colore arancione, utilizzando smalto Humbrol lucido per ottenere la giusta tonalità di arancione, inoltre ho evitato così un' ulteriore mano lucida per le decals.

 

Le decals del kit sono discrete, comunque coccarde e codici di reparto provengono dalla mia banca di decals, ho voluto realizzare l'esemplare 70- 43 in quanto ho avuto modo di vederlo di persona.

 

Per i lavaggi ho utilizzato pastelli sciolti nel latte, di colori nero e marrone.
Terminata la posa delle decals, sono passato ad assemblare tutti i pezzi separati; in particolare il carrello, l'elica ed il tettuccio.

Per i colori che ho utilizzato, questa è la tabella di corrispondenza:

COLORE

FS59b

Gunze

Vallejo

Humbrol

Testors

Mixing

Nero opaco

37038

 

057

 

 

 

Arancione

 

 

 

81+18

 

60% + 40%

Grigio interni

 

 

050

 

 

 

Alluminio

17178

 

 

 

17178E

 

A modello finito, ho provveduto ad evidenziare leggermente i contorni delle zone soggette a usura con una matita argento, per simulare un minimo di scrostamento.

   

CONCLUSIONI

L'unico modo per avere un SF260 nella mia collezione A.M.I. è stato quello di affrontare questo kit.
Date le ridotte dimensioni del modello, a lavoro finito, non posso dire che sia una enorme fatica, ma richiede tempo, pazienza ed esperienza con i modelli in resina.

Buon Lavoro

Davide Splendore

Per chi volesse contattarmi per informazioni può scrivere a: starflyer5@hotmail.com